• venerdì , 29 Marzo 2024

La valorizzazione dei docenti:

un’operazione complessa (parte prima)

di Rita Bortone

Chi lavora e chi boicotta
Mentre in molte scuole ci si organizza per costituire comitati di valutazione seri e competenti, e ci si appresta a cooperare per la elaborazione di criteri che garantiscano pratiche valutative efficaci, in altre scuole si cincischia con boicottaggi e atteggiamenti oppositivi che mascherano, con enunciazioni di principio e appelli alla democrazia, un preoccupante vuoto di idee e di competenze.
L’intento della valorizzazione dei docenti nella nostra scuola non è un intento di facile realizzazione per ragioni molteplici: la diffusa cultura impiegatizia degli insegnanti, la difficoltà (di matrice ideologica) a rinunciare al mito dell’uguaglianza del trattamento, le ingerenze dei sindacati e le relative politiche spesso miopi e corporative, la inesistente cultura (se non anche la paura) della valutazione e dell’autovalutazione, insomma di ostacoli ce ne sono tanti. Nell’articolo Non c’è buona scuola senza professionalità docente, pubblicato da questa rivista nel settembre 2014, commentando a caldo il documento nazionale allora appena pubblicato, segnalavo i rischi nei quali le innovazioni annunciate potevano a mio avviso incorrere, e citavo un pensiero di Mila Spicola (insegnante e dirigente politica) che mi trovava in profonda sintonia:
“Osservando il vostro collegio docenti, i colleghi e le colleghe, in che percentuale ritenete che sarebbero disposti/e a mutare la loro comoda posizione impiegatizia sempre uguale, con quella attiva e mutevole di intellettuale? Attuando cambiamenti profondi proprio nella considerazione di sè? …io credo che la scuola debba cambiar verso intanto dal basso, dalla consapevolezza condivisa di ciò che si è, e uno dei modi passa dalla testa di noi docenti. Non è facile, no, non lo è. Ma è una cosa possibile” (Mila Spicola).

Le innovazioni allora annunciate hanno dovuto affrontare tagli e aggiustamenti, ma oggi la legge c’è, il comitato di valutazione e i suoi compiti sono stati istituiti e le proposte dal basso sono attese in alto per la codificazione nazionale di un buon sistema valutativo della professionalità docente. E’ tempo dunque di lavorare, e non è facile, per tradurre le indicazioni della legge in criteri e pratiche funzionali ad una valutazione equa, trasparente, attendibile, condivisa.
Le dimensioni da valutare: indicatori, descrittori, criteri
Sappiamo che il comma 129 dell’art. 1 della L. 107/2015, relativamente alla valorizzazione dei docenti, affida al comitato di valutazione il compito di individuare dei criteri sulla base:
a) della qualità dell’insegnamento e del contributo al miglioramento dell’istituzione scolastica, nonché del successo formativo e scolastico degli studenti;
b) dei risultati ottenuti dal docente o dal gruppo di docenti in relazione al potenziamento delle competenze degli alunni e dell’innovazione didattica e metodologica, nonché della collaborazione alla ricerca didattica, alla documentazione e alla diffusione di buone pratiche didattiche;
c) delle responsabilità assunte nel coordinamento organizzativo e didattico e nella formazione del personale.
Gli elementi considerati sembrano generalmente condivisibili ma, per elaborare un possibile sistema valutativo, credo che occorra fare chiarezza innanzi tutto su alcuni aspetti del testo, non sempre felice nelle scelte linguistiche e nella organizzazione testuale:
la qualità dell’insegnamento (punto a), il successo formativo e scolastico degli studenti (punto a), i risultati ottenuti in relazione al potenziamento delle competenze degli alunni (punto b) appartengono ad una stessa dimensione della professionalità, ovvero alla qualità della didattica vista nei suoi esiti e nei suoi processi;
le responsabilità assunte nel coordinamento organizzativo e didattico e nella formazione del personale (punto c) appartengono alla stessa dimensione del contributo al miglioramento dell’istituzione scolastica (punto a), del quale sono un fondamentale elemento costitutivo;
la formula o dal gruppo di docenti (punto b) non suggerisce un oggetto d’analisi in sé, ma lascia intravedere un valore da attribuire alla cooperazione fra docenti;
l’elemento innovazione didattica e metodologica, legato nella sua formulazione ai risultati ottenuti, appartiene in realtà sia alla qualità dell’insegnamento (punto a), sia ad una terza dimensione che riguarda la cura e l’aggiornamento, da parte del docente, della propria professionalità: questa dimensione include in sé anche la collaborazione alla ricerca didattica , la documentazione e la diffusione di buone pratiche e la formazione del docente, che non rientra esplicitamente tra gli elementi indicati, ma che è inferibile appunto dall’elemento innovazione didattica e metodologica.

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