• sabato , 20 Aprile 2024

La necessità della narrazione

di Antonio Errico

La narrazione è un modo di pensare, di attribuire significati al Sé e al mondo, di stabilire un rapporto tra Sé e il mondo, di rappresentarselo e rappresentarsi in esso.
Attraverso la narrazione i significati del reale e del fantastico, del passato, del presente e del possibile passano al soggetto che li recepisce, li comprende, li interpreta, li regola in relazione a quella che è la modalità con cui percepisce il suo essere nel mondo, con cui sente l’appartenenza ad una cultura.
Appartenere ad una cultura: viverla come si vive un paese in cui si conoscono le creature e le strade, con cui si ha un legame di affetti e di storie, nel quale si è formata la propria identità, dove si è diventati quello che si è e nel modo in cui si è; un paese in cui ci si può muovere e orientare anche al buio, in cui si ha la possibilità di riconoscersi anche quando il tempo e gli eventi trasformano i luoghi, anche quando cambiano le generazioni, quando si popola di forestieri, di gente che viene da ‘lontano’, che parla una lingua sconosciuta, che crede in altri dèi.
“Molto probabilmente la narrazione ha la stessa importanza per la coesione di una cultura che per la strutturazione di una vita individuale”.
Non si può riconoscersi in un paese – in una cultura – se non si riconosce chi ti abita accanto, se non si conosce l’identità dell’Altro e l’Altro non conosce la tua identità. Forse solo il reciproco riconoscimento dell’identità può evitare il conflitto. Forse solo il potersi riconoscere riuscirà a tenere lontano dai nostri villaggi interculturali, multietnici, multirazziali lo spettro del lupo hobbesiano.
Si può essere riconosciuti, si può riconoscere un Altro in molti modi: dal passo, dalla voce; si può capire l’età di qualcuno dal colore dei capelli, dalle rughe; si può comprendere una sua emozione, un dolore, una gioia, forse anche un destino, da uno sguardo, un gesto, un silenzio. Ma per conoscere la sua storia, il suo presente, il suo pensiero, per dire ad un altro tutto questo, occorre che si parli, si racconti.

 

Narrare è un modo di dar forma all’esperienza.
Si dice che l’esperienza si strutturi prevalentemente come narrazione; che quello che non viene strutturato in forma narrativa non viene ricordato; che la nostra capacità di organizzare l’esperienza in discorso narrativo sia “ uno strumento di creazione di significato che domina gran parte della vita nell’ambito di una cultura”.
Si dice che la condizione prepolitica e prestorica della grande Storia senza inizio e senza fine sia la narrazione di ogni vita individuale nel suo viaggio tra la nascita e la morte, nel suo accadere tra un inizio e una fine.
Fuori da questo intreccio di vita con vita, di racconto con racconto, non ci può essere storia, non ci può essere nessuna memoria di uomini e di idee.

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