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Manifestazioni pubbliche e sicurezza, gli effetti della circolare Gabrielli

Le restrizioni a breve termine servono a poco, se non sono accompagnate da una sistematica educazione alla cultura della sicurezza

di Giocondo Talamonti

A Torino, durante la proiezione su un maxischermo della finale della coppa dei campioni tra Real Madrid e Juventus, una folla di migliaia di persone è impazzita a seguito dell’improvviso e inquietante rumore che si è udito quando stava per finire la partita. Il parapiglia, scatenato dallo smarrimento, dal panico e dal caos ha comportato un morto e centinaia di feriti.

Il capo nazionale della polizia, Franco Gabrielli, ha ritenuto, perciò, stabilire disposizioni ad hoc sulla sicurezza e dare opportune linee guida da adottare in occasione dei grandi eventi (circolare del 25 maggio 2017).

Gli interventi tecnici e procedurali specifici da adottare costituiscono una vera e propria restrizione, sia per i compiti che spettano alle forze di polizia, sia per quelli spettanti alle amministrazioni e agli organizzatori.

Tutti gli eventi dovranno rispettare le misure prescritte, o non si potranno organizzare.

Con la successiva circolare Gabrielli del 7 giugno 2017, si è voluto precisare maggiormente i dettagli delle manifestazioni pubbliche che necessitano di servizi d’ordine e sicurezza attraverso la security.

La circolare trova applicazione nelle manifestazioni culturali, raduni sportivi, sagre paesane, feste dei Partiti, feste parrocchiali, concerti, feste di piazza, mercatini e vie dello shopping: insomma, tutte quelle iniziative che prevedono un forte afflusso di pubblico.

Anche un supermercato, particolarmente affollato di sabato pomeriggio, dovrà adeguarsi alle disposizioni impartite dalla circolare.

La preoccupazione che ne deriva è quella che le manifestazioni popolari diminuiranno e altre iniziative sportive chiuderanno i battenti a causa dei costi che gli organizzatori si troveranno ad affrontare per far fronte alla sicurezza.

Gli organizzatori saranno costretti a individuare per ogni manifestazione le eventuali specifiche di “vulnerabilità” e attuare l’adozione di cautele e precauzioni mirate alla gestione della sicurezza. Essi dovranno predisporre un “Piano Sicurezza”, da aggiornare puntualmente per ogni corsa podistica, ciclistica, camminata o festa, tramite un professionista che dovrà redigerlo, a seguito di un’accurata e mirata analisi dei rischi ipotizzabili per storicità e similitudine di accadimenti avvenuti.

 

La circolare Gabrielli ha messo in crisi tanti piccoli Comuni, costretti di fatto, per problemi economici, a rinunciare alle tradizionali sagre. Stessa sorte toccherà agli organizzatori di manifestazioni sportive a cui si impone la presenza di steward per vietare la creazione di eccessivi “assembramenti” di persone.

Si è dell’opinione che limitando gli spazi con all’ingresso la “security”, non risolve il problema, in quanto analoghi fenomeni di pericolo potrebbero trovare origine nel cuore delle aree circoscritte ove, pensando di essere al sicuro, vi sono affluiti i cicloamatori, podisti o frequentanti le feste popolari.

Il tema su cui puntare è la cultura della sicurezza: quella dei singoli e quella collettiva. Nessuno si sogna di entrare al cinema, o in un locale pubblico, preoccupandosi di andare a vedere la “piantina” che indica le vie di fuga in caso di pericolo (incendio, terremoto o attentato terroristico) perché non c’è cultura.

 

Il problema è sempre quello, si punta sulla punizione e imposizione di regole e norme, ma mai sulla formazione dei singoli, sull’informazione necessaria per affrontare i pericoli in caso di emergenza, sul rispetto delle norme antisismiche per tutti gli edifici, sul divieto di costruire sui terreni a rischio idrogeologico, sul controllo degli abusi edilizi. Il coinvolgimento della scuola e della famiglia è, in tal senso, quanto mai importante. Educare significa rendere i protagonisti (giovani, sportivi, amatori, frequentatori di sagre e concerti etc.) attivi, mentre quando ci si affida esclusivamente alle norme si diventa spettatori passivi perché si pensa sempre che una terza persona abbia provveduto alla nostra incolumità.

Ben vengano restrizioni a breve termine, ma è più opportuno guardare lontano puntando sulla formazione, sulla cultura per creare un clima di serenità dove prevalga la correttezza, la buona creanza, il garbo, il bon ton al posto della maleducazione, della rozzezza, della superficialità e della grossolanità.

 

La formazione richiederebbe, anche, la verifica dell’apprendimento dei contenuti acquisiti in un eventuale corso.

Il rigore nei comportamenti quotidiani deve essere improntato al rispetto delle regole. Le leggi ci vogliono. Gli strumenti per farle rispettare anche. Ma occorre puntare in prospettiva sulla cultura, sulla formazione e sull’educazione dei singoli e della collettività. Anche la convivenza civile, intesa come rispetto degli altri e delle regole che ci sono nella comunità, è un valore.

Il Premio Nobel per la pace nel 1993, Nelson Mandela, era solito dire: “L’ istruzione e la formazione sono le armi più potenti che si possono utilizzare per cambiare il mondo”.

Riferimenti normativi

Circolare del Capo della Polizia Franco Gabrielli del 25 maggio 2017

Circolare del Capo della Polizia Franco Gabrielli del 7 giugno 2017

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