• venerdì , 29 Marzo 2024

Supporto di esperto esterno per alunno disabile

Il quesito, proposto dal Dirigente scolastico di un Istituto comprensivo, riguarda la legittimità della presenza in classe di una psicologa esterna, incaricata dalla famiglia di un alunno disabile.

di Fabio Scrimitore

La risposta al quesito richiede una premessa.

Coloro che si dedicano alla didattica rivolta ai ragazzini disabili possono aver avuto modo di imbattersi nel metodo ABA (Applied Behavior Analysis: analisi comportamentale applicata), di matrice skinneriana. Fra costoro, vi è anche la madre d’un alunno che dallo scorso settembre frequenta la prima classe di scuola primaria, e che fruisce del supporto di un insegnante di sostegno.

Nelle relazioni extrascolastiche del figlioletto, la madre si fa assistere da una psicologa, iscritta regolarmente al corrispondente Ordine professionale, la quale ha programmato un percorso terapeutico, applicativo del citato metodo ABA, a beneficio del suddetto figlioletto. Il programma della psicologa prevede l’acquisizione sistematica di dati desunti dall’analisi del comportamento dell’alunno in aula. Lo studio di tali dati potrà suggerire alla psicologa, come pure alla stessa madre, anche lei insegnante, di comprendere appieno, migliorandole, le relazioni che intercorrono fra gli specifici comportamenti individuali e le condizioni ambientali esterne. In sostanza, l’analisi del comportamento che si propone la psicologa consentirà di spiegare come si manifestano le interazioni comportamenti-ambiente, definirne le caratteristiche, prevederne le probabilità che si ripresentino e, infine, influenzarne la forma e la frequenza, nell’interesse esclusivo dell’apprendimento dello studentino.

Orbene, la madre dell’alunno in questione ha pregato il Dirigente scolastico di accogliere la richiesta diretta a far sì che la psicologa, che da tempo segue il piccolo, possa assistere in aula – ovviamente senza interferenza alcuna – allo svolgimento delle relative attività didattiche, per integrare, così, il programma terapeutico da lei predisposto per adeguare le possibilità di apprendimento del bambino alle dinamiche della classe.

È intuibile che la richiesta della madre possa aver fatto insorgere delle perplessità in qualche insegnante, più che nello stesso Dirigente scolastico, dal momento che, prima facie, non sembra che la presenza in classe di un professionista esterno trovi molti riscontri nella realtà delle scuole statali.
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