• martedì , 19 Marzo 2024

Gifted children: chi sono i potenziali talenti che la Scuola italiana rischia di sottovalutare

Intervista a Maria Assunta Zanetti, direttrice scientifica del LabTalento dell’Università di Pavia: “Non possiamo pensare che l’alto potenziale non venga riconosciuto”

 Di Francesca Rizzo

 

Gifted children, o bambini plusdotati: alunni speciali, potenziali elementi trainanti per l’intero gruppo classe, che però la Scuola italiana deve ancora imparare a gestire al meglio.

Perché alla loro straordinaria intelligenza e allo sviluppo precoce si accompagnano atteggiamenti difficili da tenere sotto controllo, che portano spesso gli insegnanti a considerarli elementi di disturbo.

 

In molti Paesi la giftedness, o plusdotazione, viene approfondita da anni ed incentivata con percorsi che assecondino le naturali inclinazioni dei bambini e tengano a bada la loro sfera emozionale, che spesso non tiene il passo con lo sviluppo intellettivo.

In Italia il tema è di nicchia, ma c’è chi opera da anni per cercare di valorizzare i piccoli potenziali talenti: nel 2009, presso l’Università di Pavia, è nato LabTalento, primo Laboratorio Italiano di Ricerca e Sviluppo del Potenziale, Talento e Plusdotazione, che forma insegnanti aperti al problema e organizza percorsi specifici di individuazione e gestione dei bambini gifted.

Scuola e Amministrazione ha intervistato Maria Assunta Zanetti, direttrice scientifica di LabTalento.

 

L’INTERVISTA

Maria Assunta Zanetti, direttrice scientifica LabTalento

Professoressa Zanetti, chi sono i bambini ad alto potenziale cognitivo?

La National Association for Gifted Children, organismo internazionale, definisce “ad alto potenziale” tutti quei bambini che hanno prestazioni superiori del 10% rispetto agli altri bambini ed una competenza specifica che non necessariamente sia ad alto potenziale in tutto. Sono state individuate essenzialmente cinque dimensioni: un’elevata capacità cognitiva, una specifica attitudine scolastica, una buona dose di creatività, una buona capacità di leadership e una particolare inclinazione verso le arti visive e dello spettacolo.

 

Come calibrare il supporto verso questi bambini? Non c’è il rischio di riporre in loro un po’ troppe aspettative, caricandoli di responsabilità?

Bisogna bilanciare cognizione ed emozione dei bambini: spesso un alto potenziale cognitivo li porta ad avere precocemente capacità di ragionamento molto più elevate, ad essere in grado di interfacciarsi alla pari con persone adulte, però emotivamente hanno una dimensione che spesso non è in equilibrio con quella cognitiva, ed è qui che bisogna intervenire. Sono stati individuati tre tipi di bambini ad alto potenziale, dalla tipologia più adattata a quella che presenta maggiori difficoltà; bisogna prestare attenzione a non utilizzare una sola categoria per tutti i bambini.

Il rischio di aspettative troppo alte c’è: bisogna star molto attenti, cercare di far vivere al bambino questa situazione nel modo più tranquillo possibile, cercare di contrastare o di tenere sotto controllo le elevate aspettative degli adulti, siano essi genitori o insegnanti. Occorre sempre cercare un bilanciamento.

 

Perché è importante una identificazione precoce, anche attraverso la promozione di appositi screening nelle scuole?

Saper riconoscere precocemente questi bambini è importante per evitare che si creino situazioni di rischio o di problematicità. Non è infrequente, infatti, che un bambino ad alto potenziale non riconosciuto in modo adeguato, e quindi non ben supportato a scuola, possa andare incontro a situazioni di underachievement (sottorendimento) o di dropout (uscita dal contesto scolastico). L’individuazione dei bambini ad alto potenziale non è strutturata come una valutazione: non si misura il quoziente intellettivo dei bambini, ma si forniscono agli insegnanti le chiavi di lettura per interpretare alcuni comportamenti e valutare se è il caso, poi di approfondire queste percezioni. Noi, come LabTalento, lavoriamo sulla percezione dell’insegnante. La percentuale di bambini ad alto potenziale va dal 5 all’8%, dunque abbiamo almeno un bambino per classe. Non possiamo pensare che questo bambino non venga riconosciuto.

 

Perciò lo screening viene attuato in collaborazione con gli stessi insegnanti?

Lo screening viene condotto dagli insegnanti, per poter poi fare azioni di programmazione ed introduzione di metodologie didattiche inclusive. Se l’insegnante sa riconoscere le caratteristiche dei bambini ad alto potenziale ed ha degli alunni che rispondono a queste caratteristiche, può allora proporre delle attività differenziate in classe, delle metodologie che possano accogliere le esigenze di tutti i bambini.

 

Il sistema scolastico italiano è preparato ad accogliere e supportare i bambini plusdotati?

Negli ultimi anni la situazione è migliorata; la normativa scolastica già presuppone la possibilità di attivare percorsi di personalizzazione e percorsi che propongano a questi bambini di vivere l’esperienza scolastica in maniera più serena. Quello che forse ancora manca è introdurre nella formazione dei corsi di preparazione degli insegnanti questo tema, un discorso un po’ di nicchia che viene portato avanti solo da dirigenti e insegnanti sensibili all’argomento, i quali magari hanno avuto esperienze con questi bambini e sentono il bisogno di saperne di più.

 

Solo poche settimane fa il MIUR ha istituito un Comitato Tecnico Nazionale per la tutela del diritto allo studio di alunni e studenti ad alto potenziale intellettivo, al quale parteciperà lei stessa. Pensa che il coinvolgimento del Ministero possa essere un passo decisivo per diffondere una corretta informazione sul tema?

Sarà un passo decisivo, perché si lavorerà avendo come modello le linee guida già stilate per i DSA e, in generale, normative che già la scuola ha adottato per rispondere ai bisogni di tutti. Anche questo tavolo sarà un’ottima occasione per dare le giuste risposte.

 

LA RETE “ALTO POTENZIALE”

Lab Talento aderisce alla Rete “Alto potenziale”, un’iniziativa partita dalla Puglia, che presto si aprirà ad altre zone d’Italia per promuovere un ampio dialogo tra scuole, genitori ed enti e favorire la formazione dei docenti.

 

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