• giovedì , 28 Marzo 2024

Victoria Chaplin e Riserva Canini

La forza evocativa del teatro di figura

a cura di Vincenzo Sardelli

(docente di lettere nella scuola secondaria di II grado)

Il senso della contemporaneità, nelle arti e nella comunicazione, sembra affidato alle immagini più che alle parole. L’immagine s’impone come forma comunicativa primordiale meno ambigua. È gesto essenziale, soprattutto a teatro. Segno, simbolo, esorcismo, è mezzo per sfatare il mondo. Attraverso le immagini il mondo impone la propria discontinuità.
Legata all’emisfero destro del cervello, l’immagine permette una conoscenza che attraversa il controllo della mente, supera le difese e le repressioni, libera la fantasia.
Se nel teatro di parola bisogna capire per emozionarsi, nel teatro di figura accade il contrario. Occorre aprirsi alla fascinazione emotiva per afferrare il senso delle parole non dette. Così si svelano i segreti di un’arte che unisce vari stili: animazione su nero, marionette, ombre orientali.
Il teatro di figura si è affermato in Italia alla fine degli anni Settanta. Ha sostituito nella terminologia proprio il “teatro di animazione”, spesso confuso con l’animazione teatrale e sociale. L’espressione “teatro di figura” riassume il concetto di un’azione teatrale specifica e quello dei manufatti connessi, appunto le “figure” (nel significato di derivazione latina di “oggetto modellato”).
Ma in Italia è un genere ancora trascurato. Il Belpaese fatica a sganciarsi dai modelli tradizionali. Ecco perché, appena ricapita, non va persa l’occasione di vedere Murmures des Murs, spettacolo francese che ha fatto capolino in Italia l’ultima volta un anno fa, all’Arena del Sole di Bologna.

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Un linguaggio sospeso nel sogno. Le molteplici ambiguità di una scena immaginifica, imprevedibile e mutevole, che presenta luoghi dove tutto è possibile. In Murmures des Murs (mormorii delle pareti) Aurélia Thierrée, diretta dalla madre Victoria Thierrée Chaplin, viaggia attraverso città abbandonate che prendono vita grazie a favolosi giochi scenografici.
Il punto di partenza sono le immagini create da Victoria, che Aurélia mette in scena. E stiamo parlando della figlia e della nipote del grande Charlot.

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