• domenica , 13 Luglio 2025

Educare alla cittadinanza per superare la barbarie della modernità

di Giuseppe Zavettieri, docente scuola secondaria di secondo grado

Abstract
L’articolo propone una riflessione pedagogico-giuridica ispirata alla poesia Uomo del mio tempo di Salvatore Quasimodo, per interrogarsi sul permanere di logiche di violenza, sopraffazione e disumanità nell’era contemporanea. Nonostante il progresso delle istituzioni democratiche e l’ampliamento dei diritti, l’“uomo del nostro tempo” continua a mostrare tratti arcaici e regressivi. In tale cornice, l’educazione alla cittadinanza assume un ruolo strategico nel contrasto alla “barbarie della modernità”, configurandosi come dispositivo culturale, etico e istituzionale per la formazione di soggetti consapevoli, critici e responsabili. La scuola, in quanto presidio costituzionale (art. 33 Cost.), è chiamata a rigenerare la democrazia attraverso un’azione educativa integrata e trasformativa, in linea con gli indirizzi normativi e con una visione olistica della cittadinanza. Il dirigente scolastico e i docenti, in un’ottica di corresponsabilità educativa, sono investiti del compito di strutturare percorsi formativi coerenti e partecipativi, capaci di attivare il protagonismo civico degli studenti.

Sei ancora quello della pietra e della fionda, uomo del mio tempo.”
— Salvatore Quasimodo, Giorno dopo giorno, 1947

Con questa incisiva invettiva poetica, Salvatore Quasimodo rappresenta l’involuzione antropologica dell’essere umano, il quale, nonostante il progresso scientifico, tecnologico e giuridico, continua a reiterare condotte improntate alla violenza, alla sopraffazione, all’intolleranza. L’“uomo del mio tempo” – che abita tanto il Novecento quanto il XXI secolo – si configura come un soggetto ancora ancorato a logiche primitive e distruttive.

Nonostante l’avanzamento delle istituzioni democratiche, l’ampliamento del catalogo dei diritti fondamentali e l’apparente civilizzazione dell’ordine sociale, persistono dinamiche strutturali che testimoniano l’attualità della condizione denunciata da Quasimodo: conflitti armati, razzismi sistemici, disinformazione digitale, degrado ambientale, marginalizzazione delle vulnerabilità. In termini sistemici, si può parlare, con Edgar Morin (2001), di una “policrisi”, in cui le sfide sono interdipendenti e complesse, richiedendo un approccio educativo olistico fondato su etica, sapere critico e cittadinanza attiva.

Il ruolo della scuola nella costruzione della coscienza civile

In tale contesto, la scuola, quale istituzione costituzionalmente rilevante (art. 33 Cost.), si configura come presidio fondamentale contro il regresso etico e culturale. Essa non si esaurisce nella funzione trasmissiva del sapere, ma assume la veste di agenzia generativa di valori democratici, responsabilità civile e spirito critico. Come teorizzava Dewey (Democracy and Education, 1916), l’educazione costituisce la matrice generativa della democrazia, la cui rigenerazione dipende dall’esperienza formativa delle nuove generazioni.

Secondo l’impostazione arendtiana (La banalità del male, 1963), non è la patologia dell’individuo eccezionale a generare la barbarie, ma la rinuncia generalizzata all’esercizio del pensiero critico. L’educazione alla cittadinanza, in questa chiave, si configura non già come optional curriculare, bensì come dispositivo strutturale, volto alla salvaguardia della convivenza civile e del principio personalista sancito dall’art. 2 della Costituzione.

Il riconoscimento normativo dell’educazione civica come strumento fondativo della cittadinanza attiva trova compiuta espressione nella Legge 20 agosto 2019, n. 92, la quale ha introdotto l’insegnamento trasversale dell’educazione civica in ogni ordine e grado di scuola, a partire dall’a.s. 2020/2021.

Tale norma assume una prospettiva sistemica, affermando che la cittadinanza non è contenuto settoriale, ma principio metodologico e trasversale che permea l’intera progettazione educativa e didattica.

A tale impianto si affianca l’art. 1, comma 1, lett. d), della L. 13 luglio 2015, n. 107, che individua tra le finalità del sistema nazionale di istruzione “lo sviluppo delle competenze di cittadinanza attiva e democratica”. Ciò comporta una ridefinizione del paradigma educativo, incentrato sulla formazione di soggetti consapevoli dei propri diritti e doveri, capaci di esercitare una partecipazione responsabile alla vita democratica.

Il quadro normativo è stato ulteriormente rafforzato con le Linee guida per l’insegnamento dell’educazione civica (D.M. n. 183 del 7 settembre 2024), che articolano l’insegnamento in tre macro-ambiti tematici:

  1. Educazione costituzionale (Costituzione, istituzioni dello Stato e dell’Unione Europea);
  2. Educazione allo sviluppo sostenibile e ambientale;
  3. Cittadinanza digitale.

Tali ambiti, lungi dall’essere compartimenti stagni, costituiscono orizzonti interconnessi entro cui si articola l’identità civica del discente, secondo una visione dialogica e responsabilizzante della cittadinanza (cfr. Nussbaum, Non per profitto, 2010).

La norma riconosce che l’educazione civica non può essere confinata in un ambito specialistico: essa attraversa tutte le discipline, interagisce con l’intero progetto educativo, coinvolge l’intera comunità scolastica. Una prospettiva che trova radici nel pensiero pedagogico di Paulo Freire, il quale insisteva sul ruolo dell’educazione come pratica di libertà, capace di “rendere l’essere umano più umano” (Pedagogia degli oppressi, 1970).

Pedagogia della responsabilità e protagonismo civico

L’educazione civica, in quanto materia “non tradizionale”, non si esaurisce nella trasmissione di contenuti normativi, ma si concretizza nella formazione esperienziale della coscienza democratica. È in questa prospettiva che va intesa la pedagogia della responsabilità (Mortari, 2008), che promuove modalità didattiche attive e partecipative.

Tra le pratiche didattiche più efficaci si annoverano:

  • Simulazioni parlamentari o giudiziarie;
  • Patti di corresponsabilità condivisi con gli studenti;
  • Progetti su memoria storica, sostenibilità, legalità;
  • Dibattiti argomentativi su temi costituzionali e politici;
  • Attività di fact-checking e uso consapevole dei social media.

Tali pratiche si fondano su una concezione trasformativa della scuola (cfr. Dewey), intesa non solo come luogo di istruzione, ma come comunità etica e democratica (Kohlberg). In questo contesto, il docente assume la funzione di facilitatore di esperienze civiche, progettista di ambienti dialogici e promotore di competenze trasversali.

Il dirigente scolastico quale garante della visione educativa

Il dirigente scolastico, ai sensi del D.Lgs. 165/2001 e del D.Lgs. 297/1994, svolge un ruolo centrale nella progettazione, implementazione e monitoraggio delle attività di educazione civica. Tale figura, lungi dall’essere mero esecutore di indicazioni ministeriali, è chiamata ad esercitare una leadership educativa e valoriale (Fullan, The Principal, 2014).

L’integrazione dell’educazione civica nel PTOF


Uno dei compiti principali è garantire che l’educazione civica sia pienamente inserita nel Piano Triennale dell’Offerta Formativa (PTOF), in coerenza con le Linee guida ministeriali. Ciò implica l’individuazione di obiettivi trasversali, contenuti didattici, competenze da sviluppare e modalità di valutazione, in collegamento con le discipline curricolari. L’educazione civica, in tal senso, non è una materia a sé stante, ma un insegnamento trasversale che richiede un’azione sinergica e integrata da parte di tutto il corpo docente.

Il coordinamento dei docenti e la nomina del referente per l’educazione civica


È fondamentale il coordinamento tra i docenti delle diverse discipline per garantire un percorso coerente e strutturato di educazione civica, evitando sovrapposizioni e frammentazioni. A tale scopo, viene individuato un referente d’istituto per l’educazione civica, che svolge un ruolo chiave nella programmazione, nella raccolta delle buone pratiche, nella diffusione delle risorse e nel supporto ai colleghi. Il referente funge anche da punto di raccordo tra il dirigente scolastico, il collegio docenti e le famiglie.

La promozione della formazione continua del personale


Affinché l’educazione civica possa essere insegnata in modo efficace e aggiornato, è necessario promuovere la formazione continua dei docenti. Questa formazione può riguardare tematiche come la cittadinanza attiva, la sostenibilità ambientale, i diritti umani, l’educazione digitale, la Costituzione italiana e l’Agenda 2030. La scuola può organizzare corsi interni, aderire a reti di scuole, collaborare con enti esterni o partecipare a progetti PNRR dedicati allo sviluppo professionale del personale scolastico.

Il DM 66/2023: educazione civica e transizione digitale

Il Decreto Ministeriale 66/2023 si inserisce nella Missione 4 del PNRR – Componente 1, investimento 2.1 – e ha lo scopo di sostenere:

  • La didattica digitale integrata;
  • La formazione del personale scolastico per la transizione digitale;
  • L’innovazione metodologica tramite l’impiego consapevole delle tecnologie.

La dimensione digitale non è neutra: essa veicola implicazioni civiche fondamentali. Come indicato nel Quadro Europeo delle Competenze Chiave, la competenza digitale è essa stessa competenza civica, poiché abilita alla partecipazione democratica, alla verifica delle fonti, alla costruzione del pensiero critico.

In questa prospettiva la didattica digitale integrata può divenire spazio inclusivo, cooperativo, partecipativo (e-citizenship). Il docente digitalmente formato si configura come mediatore tra tecnica e umanesimo e la formazione del personale può costituire argine alla deriva tecnocratica e alla disinformazione.

Sussidiarietà, territorio e accountability dell’azione formativa

Il principio di sussidiarietà orizzontale (art. 118 Cost.) impone alla scuola di aprirsi al territorio. L’educazione alla cittadinanza richiede partenariati strategici con enti locali, associazioni, istituzioni culturali, organismi della società civile. Tali sinergie valorizzano il capitale sociale della comunità educante, arricchendo l’esperienza scolastica con dimensioni esperienziali e civiche.

Essenziale è altresì il monitoraggio delle attività, mediante:

  • Raccolta di dati qualitativi e quantitativi;
  • Valutazione delle competenze civiche;
  • Documentazione sistematica;
  • Trasparente rendicontazione agli organi collegiali e alle famiglie.

In tale visione, il dirigente è chiamato a essere “testimone di un’etica pubblica” (Fullan, Leadership & Sustainability, 2005), promotore di coerenza tra finalità istituzionali e prassi educative.

La scuola come argine alla barbarie

“Uomo del mio tempo – scriveva Quasimodo – sei ancora quello della pietra e della fionda.”

Tuttavia, oggi, la scuola rappresenta un antidoto strutturato alla barbarie: un’istituzione educativa che non si limita alla trasmissione, ma trasforma; che non solo spiega, ma forma; che educa alla cittadinanza, nel senso pieno e costituzionale del termine.

La sfida più urgente del nostro tempo è costruire una cittadinanza capace di responsabilità, empatia e giustizia. Ogni dirigente, ogni docente, ogni studente che raccoglie questa sfida contribuisce a rendere possibile la speranza in una società democratica, inclusiva e profondamente umana.

Riferimenti bibliografici

Arendt, H. (1963). Eichmann in Jerusalem: A Report on the Banality of Evil. New York: Viking Press.

Dewey, J. (1916). Democracy and Education: An Introduction to the Philosophy of Education. New York: Macmillan.

Fullan, M. (2005). Leadership & Sustainability: System Thinkers in Action. Thousand Oaks, CA: Corwin Press.

Fullan, M. (2014). The Principal: Three Keys to Maximizing Impact. San Francisco: Jossey-Bass.

Kohlberg, L. (1981). The Philosophy of Moral Development: Moral Stages and the Idea of Justice. San Francisco: Harper & Row.

Morin, E. (2001). La testa ben fatta. Riforma dell’insegnamento e riforma del pensiero. Milano: Raffaello Cortina.

Mortari, L. (2008). La pratica dell’aver cura. Educazione come fondamento della civiltà. Milano: Mondadori.

Nussbaum, M. C. (2010). Not for Profit: Why Democracy Needs the Humanities. Princeton, NJ: Princeton University Press.

Quasimodo, S. (1947). Giorno dopo giorno. Milano: Mondadori.

Fonti normative

  • Costituzione della Repubblica Italiana (1948).
  • Legge 13 luglio 2015, n. 107 – “Riforma del sistema nazionale di istruzione e formazione”.
  • Legge 20 agosto 2019, n. 92 – “Introduzione dell’insegnamento scolastico dell’educazione civica”.
  • Decreto Ministeriale 7 settembre 2024, n. 183 – Linee guida per l’insegnamento dell’educazione civica.
  • Decreto Ministeriale 26 aprile 2023, n. 66 – Formazione del personale scolastico per la transizione digitale.
  • Decreto Legislativo 16 aprile 1994, n. 297 – Testo Unico delle disposizioni legislative in materia di istruzione.
  • Decreto Legislativo 30 marzo 2001, n. 165 – Norme generali sull’ordinamento del lavoro alle dipendenze delle amministrazioni pubbliche.

Leave A Comment