• sabato , 20 Aprile 2024

New world history: una storia del mondo

di Enrica Bienna

 Il bisogno di una storia nuova

…Quand’ero piccola tutti sapevano che c’era una guerra in Libano – se per esempio sentivo dire Shabra e Shatila, il mio cervello aggiungeva automaticamente la parola <massacro> – e avevo assorbito qualcosa anch’io, per osmosi. Ma non avrei saputo spiegare cosa comportava quel massacro, e neppure chi era stato massacrato, e sicuramente non avrei saputo dire che la guerra civile durò quindici anni. Mentre leggevo sentivo che avrei dovuto saperlo: ero una maestra,
santo cielo, e Reza era un mio alunno!..ma d’altronde non conoscevo tutta la vicenda dei boat people vietnamiti (alcuni dei nostri bambini erano loro figli e nipoti) e non avrei saputo fare un resoconto della storia di Haiti, anche se ad Appleton c’erano scolari haitiani; e poi avevamo avuto un bambino dell’Oman e adesso in quarta c’era una bambina
liberiana e avrei dovuto cercare su google … Pensai che forse Selene aveva avuto ragione a dire che come americana ero vissuta nella bambagia , protetta dal mondo. Era un’altra Casa degli specchi, a suo modo, uno strano
posto sicuro in cui l’Undici settembre poteva irrompere come dal nulla, senza alcuna logica, lasciandoci sbalorditi. (Claire Messud, La donna del piano di sopra, Bollati Boringhieri, Torino 2013)

Sbalordimento di fronte agli eventi traumatici della storia e difficoltà a mettere insieme i tasselli delle tante storie del
mondo sono stati d’animo che credo molti insegnanti, anche non americani, condividano con la maestrina protagonista del recente romanzo di Claire Messud alla quale appartengono le riflessioni qui riportate; e probabilmente ci accomuna alla maestrina il fatto di avere ricevuto  una formazione storica che oggi si rivela poco adeguata a comprendere il mondo nella sua dimensione globale e nei processi che lo investono: una formazione che ci ha fornito un racconto storico lineare, eurocentrico ed etnocentrico, centrato sull’ascesa di un Occidente che conquista il mondo grazie alla superiorità dei suoi modelli politici, economici e culturali.
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