• giovedì , 18 Aprile 2024

Una “bussola” per gli insegnanti

a cura di Enrica Bienna

(già docente di lettere nella scuola secondaria di II grado)

Psicologia per l’insegnamento, Stefano Cacciamani, Le bussole, Carocci 2009
Pensando a chi si accinge ad affrontare il prossimo concorso a cattedra, rispolveriamo tra i saggi recenti o meno recenti letture che riteniamo basilari per la formazione dei docenti, e che, sui temi fondanti dell’educazione, contengano quadri teorici generali e favoriscano la costruzione di mappe orientative. Un buon testo sulla psicologia dell’istruzione potrebbe, ad esempio, rappresentare il valido inizio di un percorso formativo, per entrare da subito nella dimensione culturale e scientifica che ha determinato le più grandi trasformazioni nel settore dell’istruzione, a partire dal 900.
Gli studi sull’apprendimento, di diversa matrice, mostrano oggi una grande vitalità e sono da considerare i più forti portatori di proposte innovative; sono questi studi che hanno anche spinto al cambiamento e ispirato i programmi dei diversi ordini di scuola degli ultimi cinquanta anni in Italia.
In particolare, gli studi sullo sviluppo cognitivo, sull’apprendimento e sulle relazioni tra sviluppo e apprendimento hanno cambiato il concetto stesso di istruzione, e, mettendo in primo piano le relazioni tra il soggetto che apprende, le discipline, la mediazione del docente, hanno operato una vera e propria rivoluzione copernicana dell’insegnamento, della cui portata gli insegnanti non sono sempre consapevoli.
Questa frequente inconsapevolezza è grave: accade infatti che, non possedendo adeguati repertori concettuali, gli insegnanti non sappiano utilizzare gli input e le indicazioni di lavoro che ricevono dai canali formativi istituzionali, sia che si tratti di documenti normativi (molti dei quali assumono come propri gli indirizzi della ricerca scientifica), sia che si tratti di materiali progettati e prodotti per esperienze di formazione. Espressioni dense sul piano scientifico e potenzialmente portatrici di grande innovazione diventano dunque linguaggio frequente e diffuso nelle programmazioni dei docenti, ma svilite nei loro significati originari e del tutto prive di sostanziale interpretazione didattica: classe come comunità di apprendimento, cooperative-learning, attività laboratoriale, valutazione formativa, classe come comunità di discorso, …
E lim e tablet entrano nelle aule, ma la novità del mezzo non innesca automaticamente una modifica sostanziale degli ambienti di apprendimento, anche per mancanza di efficaci modelli di riferimento.

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